Sfoglia Green club - Primavera 2014
"…L’OBIETTIVO ERA DI RENDERE PIACEVOLI GLI ALBERI, O MEGLIO, RENDERE PIACEVOLE PIANTARE GLI ALBERI"
Così si esprimeva Jean Giono a proposito del suo breve racconto, L’uomo che piantava gli alberi. E’ la storia di un uomo solitario, riservato e silenzioso che decide di rendere più piacevole l’arida regione in cui vive piantando alberi, cento al giorno, per più di trent’anni. La foresta crescerà rigogliosa, i paesi un tempo abbandonati si rianimeranno e il luogo rinascerà, vivendo di nuova vita. L’uomo che piantava gli alberi è stato scritto nel 1953: un racconto delicato e discreto, poche pagine, che narrano dell’uomo e del suo rapporto con la natura, che sa essere generosa, se rispettata.
La realtà, al contrario, ci racconta da anni della deforestazione e delle foreste -risorsa vitale per il pianeta- perennemente in pericolo. Risale a qualche mese fa la denuncia da parte del governo brasiliano circa la massiccia ripresa della deforestazione. Nell’attesa che la macchina della legge si attivi, promulgando normative ancor più severe a salvaguardia dell’Amazzonia, sembra si stia pensando di ricorrere all’alta tecnologia per contrastare l’annoso fenomeno: i droni, veivoli senza pilota e comandati a distanza, progetto peraltro già messo in atto nel 2009-2010 e poi interrotto. Nonostante il Brasile sia uno dei primi paesi a essersi dotato di sistemi satellitari di tracciamento e rilevamento della deforestazione, i comuni ubicati nel complesso amazzonico potrebbero procedere a una vera e propria mappatura delle proprietà attraverso l’uso dei droni, in grado di monitorare le zone in modo più puntuale. La verifica del mantenimento minimo di copertura forestale imposta dalla legge (80% della proprietà) sarebbe più precisa e l’eventuale intervento volto a bloccare gli abusi, tempestivo. Insieme ai sistemi satellitari che fanno da “sentinella globale” alla deforestazione è necessario intervenire a terra, per porre rimedio là dove i tagliatori d’alberi hanno distrutto.
Il gruppo Paghera, da sempre sensibile alle tematiche ambientali, è stato uno di quelli che se n’è occupato in prima persona, provvedendo al recupero ambientale di 50.000 ettari di foresta. Nel corso della realizzazione dell’intervento, Paghera ha conosciuto un padre missionario, che da tempo lavorava nell’immensa foresta, e l’ha aiutato a far decollare un progetto destinato ai poveri, che prevedeva l’utilizzo agricolo del territorio, senza tagliare un solo albero, nel completo rispetto dell’ambiente.
Dal Brasile al paradiso di Santo Domingo il passo è breve. Qui il gruppo Paghera è intervenuto realizzando un complesso turistico a bassissimo impatto ambientale, dove il rispetto per la natura si percepisce con la vista, il tatto, l’olfatto, e perché no, anche con il gusto. Come in ogni progetto, nel materiale scelto, in ogni fiore piantato o muro dipinto, in ogni piccolo gesto che porti alla creazione di un grande complesso, fino al più piccolo giardino, Paghera dimostra sempre come sia possibile creare bellezza nell’ambiente, per l’ambiente.