JEAN-HONORÉ FRAGONARD, La fontana dell’amore, 1785 circa, Los Angeles, The J. Paul Getty Museum
Versione "laica" dell’hortus conclusus biblico, il giardino d’amore è luogo di felicità e di seduzione, dove regna perfetta l’armonia tra uomo e natura. Le sue origini risalgono alla letteratura medievale e alla nascita dello spirito cortese secondo il quale il giardino dell’Eden celebra ed evoca la primavera del mondo. E’ la stagione della nascita e rinascita della vita, della natura, un momento in cui le speranze si rinnovano e tutto sembra possibile. Una visione chiaramente ispirata all’idea di Paradiso terrestre. La celebrazione della primavera, già presente nel Cantico dei Cantici, diviene quindi motivo frequente nella poesia medievale, ancora profondamente condizionato dalla cultura religiosa, e trova la sua più alta espressione nel Roman de la Rose, il celebre poema di Guillaume de Lorris, scritto nel intorno al 1230, dove vengono narrate in forma allegorica le diverse fasi della conquista amorosa.
Il giardino d’amore è il luogo in cui sogno e realtà si confondono, dove coppie di amanti si intrattengono passeggiando o sedendo sull’erba, dove insieme alle delizie della natura si può beneficiare anche delle gioie d’amore. Qui gli amanti possono godere liberamente dei frutti del giardino senza il pericolo di incorrere in divieti la cui trasgressione potrebbe comportare anche la morte. Il tema dell’ubbidienza e della disubbidienza si fa sempre più vago per lasciare il posto agli incontri poetici e galanti, allietati da musiche, feste e, perché no, dai piaceri della tavola. Al suo interno si può trovare una fontana, la fontana della giovinezza, la cui acqua benefica ridona gioventù - e quindi capacità d’amare - a coloro che, avanti negli anni, vi si immergono.
Si tratta di una sorta di rivisitazione cortese del tema religioso della fontana della vita e del battesimo: al rinnovo spirituale generato dal battesimo si sostituisce la trasformazione fisica di una giovinezza ritrovata. Il tema, caro al medioevo, appare spesso negli oggetti d’uso quotidiano - caratteristici pegni d’amor cortese - nei codici miniati, o ancora nelle decorazioni delle sale sotto forma di arazzi o affreschi .
L’immagine del giardino d’amore, mai esauritasi nel panorama artistico, ritorna frequente dagli inizi del XVIII secolo, e diviene raffigurazione forse inconsapevole di una nuova epoca e di un nuovo modo di intendere il giardino, soprattutto in Francia. In questo periodo l’accentramento politico e culturale di Luigi XIV comincia a venir meno e il rigido schema del giardino francese con tutto il suo repertorio aulico e trionfale va di conseguenza dissolvendosi a favore di un giardino più discreto, il giardino rococò. E’ un giardino in cui gli spazi si fanno raccolti: non essendo più destinato alla pomposa vita di corte, diviene scena di incontri conviviali destinati a un’aristocrazia mondana o a una borghesia ormai in ascesa, luogo in cui ricreare l’illusione di una vita bucolica felice. La tendenza all’idillio, al sentimento puro, alla civetteria e al capriccio si riflettono in campo artistico nelle cosiddette Fêtes galantes, dove coppie di amanti si intrattengono in intime conversazioni dedicandosi al corteggiamento e agli incontri amorosi. Raffinato interprete di questo mondo è Jean-Antoine Watteau (1684 - 1721) che ambienta le sue tele in un’atmosfera sensuale ed evanescente, velata di malinconia, come a sottolineare la fugacità dei piaceri della vita e l’inesorabile trascorrere del tempo. Il giardino d’amore diviene quindi sede di vezzosi capricci e raffinati cerimoniali, dove emerge quell’aspetto sensuale e garbato, ma di breve respiro, che da lì a poco tempo, con l’avvento della rivoluzione francese, sarebbe divenuto nient’altro che un ricordo.