“…L’OBIETTIVO ERA DI RENDERE PIACEVOLI GLI ALBERI, O MEGLIO,RENDERE PIACEVOLE PIANTARE GLI ALBERI”
Così si esprimeva Jean Giono a proposito del suo breve racconto,L’uomo che piantava gli alberi. E’ la storia di un uomo solitario, riservatoe silenzioso che decide di rendere più piacevole l’arida regione in cuivive piantando alberi, cento al giorno, per più di trent’anni. La forestacrescerà rigogliosa, i paesi un tempo abbandonati si rianimeranno e illuogo rinascerà, vivendo di nuova vita. L’uomo che piantava gli alberi èstato scritto nel 1953: un racconto delicato e discreto, poche pagine,che narrano dell’uomo e del suo rapporto con la natura, che sa esseregenerosa, se rispettata.
La realtà, al contrario, ci racconta da anni della deforestazione e delleforeste -risorsa vitale per il pianeta- perennemente in pericolo.
Risale a qualche mese fa la denuncia da parte del governo brasilianocirca la massiccia ripresa della deforestazione. Nell’attesa che la macchinadella legge si attivi, promulgando normative ancor più severea salvaguardia dell’Amazzonia, sembra si stia pensando di ricorrereall’alta tecnologia per contrastare l’annoso fenomeno: i droni, veivolisenza pilota e comandati a distanza, progetto peraltro già messo inatto nel 2009-2010 e poi interrotto. Nonostante il Brasile sia uno deiprimi paesi a essersi dotato di sistemi satellitari di tracciamento e rilevamentodella deforestazione, i comuni ubicati nel complesso amazzonicopotrebbero procedere a una vera e propria mappatura delleproprietà attraverso l’uso dei droni, in grado di monitorare le zone inmodo più puntuale. La verifica del mantenimento minimo di coperturaforestale imposta dalla legge (80% della proprietà) sarebbe più precisae l’eventuale intervento volto a bloccare gli abusi, tempestivo.
Insieme ai sistemi satellitari che fanno da “sentinella globale” alla deforestazioneè necessario intervenire a terra, per porre rimedio là dovei tagliatori d’alberi hanno distrutto.
Il gruppo Paghera, da sempre sensibile alle tematiche ambientali, èstato uno di quelli che se n’è occupato in prima persona, provvedendoal recupero ambientale di 50.000 ettari di foresta. Nel corso dellarealizzazione dell’intervento, Paghera ha conosciuto un padre missionario,che da tempo lavorava nell’immensa foresta, e l’ha aiutato a fardecollare un progetto destinato ai poveri, che prevedeva l’utilizzo agricolodel territorio, senza tagliare un solo albero, nel completo rispettodell’ambiente.
Dal Brasile al paradiso di Santo Domingo il passo è breve. Qui il gruppoPaghera è intervenuto realizzando un complesso turistico a bassissimoimpatto ambientale, dove il rispetto per la natura si percepiscecon la vista, il tatto, l’olfatto, e perché no, anche con il gusto. Come inogni progetto, nel materiale scelto, in ogni fiore piantato o muro dipinto,in ogni piccolo gesto che porti alla creazione di un grande complesso,fino al più piccolo giardino, Paghera dimostra sempre come siapossibile creare bellezza nell’ambiente, per l’ambiente.