Egitto: un pezzo di deserto affacciato sul mar rosso, quarantanove ettari di sabbia da trasformare in oasi.
Passato poco più di un anno, l’arido paesaggio ha ceduto il posto a un giardino rigoglioso di palme e piante tropicali, che accoglie al suo interno residenze e strutture alberghiere, innaffiate da fontane, piscine e laghi artificiali. Un fiore nato dal deserto, così come suggerisce la planimetria del prezioso complesso.
Un forte contrasto tra i colori terrosi del deserto e il verde smeraldo della nuova oasi crea un impatto visivo immediato, delimitata dall’immensa distesa verde della zona destinata ai campi da golf e allo sport. Dall’ingresso principale un ampio viale di palmizi conduce diretto al cuore del resort, dove una laguna di acqua salata di 5300 metri quadrati va disegnando morbide anse tra lievi cascate e rocce ocra pallido.
Tutt’intorno, immerse nel verde, numerose villette private, dotate di ogni comfort, compongono nove aree a formare i petali del fiore. Altre residenze, quelle più lussuose, guardano direttamente sui due campi da golf.
Numerosi sono inoltre gli spazi dedicati ai bambini appositamente progettati e distribuiti in tutto il complesso. Al centro della laguna, la zona di intrattenimento ristorazione e commercio è facilmente raggiungibile da ogni punto del complesso, ma adeguatamente distante dalle zone residenziali al fine di garantirne privacy e tranquillità.
I materiali utilizzati sono locali, i modi delle architetture richiamano le fattezze orientali, i colori quelli delle sabbie del deserto e del blu del mare come nel caso della zona benessere, la SPA, che prende a modello la struttura tipica dell’Hammam, con la luce radente, l’atmosfera densa e fumosa del vapore e le pareti decorate con le classiche piastrelle colorate dai disegni geometrici eleganti e ricercati.
In un clima arido come quello del deserto Egiziano, dove l’irrigazione e la coltura a pioggia non è nemmeno immaginabile, il reperimento e il mantenimento del sistema delle acque è discriminante e fondamentale per poter permettere all’ecosistema tutt’intorno di mantenersi sempre verde.
Ma, come fare? “Semplice – dice l’architetto Paghera – bisogna solo saper guardare, imparare e dialogare con la natura circostante”. E’ importante saper leggerne i messaggi, conoscerla a fondo, forti delle proprie competenze specialistiche e culturali derivate dallo studio delle tradizioni del passato e dall’approfondita conoscenza dei nuovi strumenti, non solo tecnologici, offerti dal presente. Anche il più insignificante segno vegetale può contribuire a far nascere un giardino, basta saperlo vedere.
L’esperienza, a Paghera, non manca. Unitamente a una cultura verde decisamente solida, ha alle spalle numerosi progetti ambientali su grande scala che vanno dalla riforestazione ai progetti contro la desertificazione. A suo favore gioca inoltre l’estremo rispetto nei confronti della natura al cui ascolto non si sottrae mai. E in Egitto ricrea quel meraviglioso laboratorio biologico che è l’oasi. Un ecosistema con cinque gradi centigradi in meno rispetto all’ambiente circostante, che porta ombra, e all’ombra le piante crescono meglio. Umidità, ombra e vegetazione sono i tre elementi fondamentali, costituiscono una nicchia ecologica in cui verranno a interagire altri organismi che a loro volta porteranno il proprio contributo, generando un microcosmo in grado di rigenerarsi continuamente.
L’esistenza e il mantenimento di un’oasi è risultato di tecniche sapienti, tradizioni tramandate oralmente, frutto dell’armonioso utilizzo delle risorse, quasi un progetto di architettura dell’ambiente. Un sistema ecologico perfettamente organizzato dove la mano dell’uomo è indispensabile, dove anche la più piccola azione deve essere attentamente calibrata ed è determinante per il funzionamento complessivo.
A stella di Mare quindi il modello dell’oasi viene ripreso su larga scala. Il terreno contiene la percentuale perfetta di sabbia e argilla in modo che la maggior quantità d’acqua possa essere trattenuta sufficientemente a lungo per potersi mantenere costantemente umido. Le piante sono distribuite in una determinata concentrazione per metro quadrato, in caso contrario il sistema ne risentirebbe.
Il terreno inoltre, non deve mai mancare di azoto, elemento indispensabile alla crescita delle piante, di cui un suolo come quello desertico ha particolarmente fame. Per tale motivo sono numerose le piante azoto fissatrici distribuite nella giusta concentrazione, in particolare quelle appartenenti alle famiglia delle leguminose, che assorbono l’azoto dall’aria e attraverso le radici lo trasmettono al terreno concimandolo naturalmente. E in un’oasi non potevano mancare certo le palme, phoenix dactylifera, piante del deserto per eccellenza, altissime, fino a 10 metri e oltre. Disseminate a migliaia per tutto il complesso. Sono di provenienza locale, autoctona, salvate da morte sicura in quanto destinate ad essere tagliate proprio perché considerate ormai inutili ai fini della coltivazione.
Infatti succede che nelle oasi un tempo gli uomini si arrampicavano su palme altissime per raccogliere i datteri. Oggi il sistema è cambiato e si preferiscono piante più giovani, meno alte e raggiungibili più facilmente. Le palme più alte vengono quindi trasportate in appositi centri di raccolta e concentrazione e scambiate con altre più giovani, il rapporto è uno a due: due piante giovani per una vecchia. Le palme di Stella di Mare provengono tutte da questi centri di raccolta, sono state regolarmente scambiate ognuna con due palme più giovani, trasportate a dorso di cammello e ripiantate nel complesso.
“Il suono delicato dello scorrere dell’acqua nelle fontane e lungo le rocce, e il grande protagonista”
Il risultato finale va oltre l’immaginazione, l’impatto visivo è strabiliante. Una distesa verde punteggiata dai colori accesi dei fiori e dei loro profumi, il suono delicato dello scorrere dell’acqua nelle fontane e lungo le rocce che paiono sabbia scolpita, sono i grandi protagonisti dello sconfinato resort, costruito nel pieno rispetto dell’ambiente e del contesto culturale in cui è sorto.
Come in un gioco di scatole cinesi il paesaggio verde dal centro si va sempre più articolando fino all’ambiente più raccolto dei giardini delle residenze private. Poco oltre il mare, blu, con i suoi splendidi fondali.