L’acqua è una componente essenziale del giardino, presenza fondamentale, imprescindibile. Immagine archetipica del flusso primordiale, è caos, origine di ogni cosa, sorgente di vita, elemento di purificazione e rigenerazione, principio creativo, ma anche distruttivo. Pare un paradosso, ma i giardini più antichi che possiamo immaginare e conoscere sono nati in mezzo al deserto, luogo ostile al giardino per antonomasia. Più di tremila anni prima della fondazione di Roma, gli abitanti della Mesopotamia erano riusciti ad acclimatare le palme e a rendere coltivabili le terre del Delta attraverso un sistema di canali a cielo aperto. E’ plausibile che gli antichi giardini della Mesopotamia abbiano a lungo mantenuto un carattere religioso, seppure le colture fossero ancora piuttosto rudimentali.
Le prime popolazioni mediorientali, assire e babilonesi, disponevano di una valida legislazione sull’acqua, divinità importante in quanto elemento essenziale alla vita. Giardini sorsero a Ninive, Nippur e Lagash, ma i più famosi e leggendari sono i Giardini Pensili di Babilonia, una delle sette meraviglie del mondo, fatti erigere da Nabucodonosor II, non lontano dalla porta di Ishtar, dea della fecondità. Erano costruiti su terrazze sovrapposte e irrigati da un sistema di canali. L’acqua arrivava fino in alto grazie all’impiego di coclee idrauliche, veniva convogliata in apposite cisterne e quindi ridistribuita.
Il successivo avvento del regno persiano propone nuovi modelli, destinati a diffondersi in tutto l’Oriente asiatico e, in seguito alla conquista araba, raggiunge i paesi africani e la Spagna. I primi giardini persiani di cui si hanno testimonianze certe sono quelli di Ciro a Pasargade (VI sec a.c.) e di Artaserse a Susa (V.sec. a.C.).
L’impianto originario del giardino propone uno schema geometrico, diviso in quattro da due assi ortogonali: linee d’acqua, canali, ma anche viali. Simile schema quadripartito, detto cahâr-bâgh (letteralmente quattro frutteti) sottende richiami simbolici ai quattro punti cardinali e ai quattro elementi fondamentali della vita, secondo la visione cosmica della filosofia zoroastriana. Con l’avvento dell’Islam la struttura del giardino persiano viene assimilata dalla nuova religione, che vede in esso un luogo sacro, simbolo del Paradiso descritto dal Corano e che l’uomo non può rendere uguale sulla terra. Il giardino islamico, circondato da mura, è impostato secondo il classico schema quadripartito: due canali perpendicolari lo attraversano, incontrando alla loro intersezione una vasca d’acqua, o un padiglione a pianta centrale.
L’acqua, con il suo gorgogliare ora leggero, ora imponente, è la voce del giardino, sorgente di vita, dono divino.
Nel giardino barocco, dove tutto è artificio, stupore e meraviglia, l’acqua diviene l’indiscussa protagonista: si lancia verso il cielo come a sfidare le leggi della natura, o si placa all’improvviso negli ampi bacini che dilatano gli spazi.
Il suo aspetto artificioso e spettacolare viene condotto agli estremi, la sua potenza accresciuta oltre ogni limite. La varietà delle forme degli invasi si moltiplica, si riscoprono gli automi e gli organi azionati dall’energia idraulica.
A Versailles le acque domate e moltiplicate all’infinito sono azionate da sofisticati congegni idraulici e curate dai più esperti fontanieri. Cascate, getti d’acqua, canali e ogni genere di dispositivo idraulico si anima al passaggio del sovrano, durante la Promenade du roi e nel corso delle mirabolanti feste organizzate per il re e la sua corte.
L’eco di Versailles si diffonde oltre i confini del regno dando luogo a straordinarie emulazioni. Tra queste, il complesso della reggia e dei giardini di Peterhof, la sontuosa residenza dello zar Pietro il Grande.
Il palazzo sorge su un declivio naturale affacciato sul golfo di Finlandia, mentre in lontananza si scorgono i tetti di Pietroburgo, la nuova capitale del regno voluta dallo zar, che così rimaneva sotto il vigile sguardo del suo signore. La particolare posizione del palazzo fa da raccordo tra i giardini organizzati su un doppio livello: il giardino superiore, che dà sulla terraferma e il giardino inferiore che digrada dolcemente verso il mare.
Il parco superiore è ricco di bacini e specchi d’acqua che hanno funzione di serbatoi, necessari ad alimentare le cascate e le numerose fontane allestite nel giardino inferiore. Proprio nel giardino inferiore, da sotto il palazzo, fluisce una spettacolare cascata, che si riversa lungo una gradinata in marmo, confluisce circa sedici metri più in basso in una fontana circolare e di qui, lungo un canale, giunge sino al mare, che diventa parte integrante del complesso. Peterhof, infatti, è la rappresentazione simbolica del regno dell’acqua e del dominio sul mare dello zar che controlla e governa dal suo palazzo i territori della Svezia appena conquistati.
Verso la fine del Settecento l’aspetto spettacolare e artificioso delle fontane barocche si esaurisce e l’acqua, nel giardino inglese, ritorna a esprimere tutta la sua naturalezza nei ruscelli, nei laghi e nelle sorgenti.