Una casa padronale a Novara trasformata in una villa prestigiosa.
Una complesso rurale, come tanti ne sorsero in queste campagne al volgere dell’800, di proprietà di un noto industriale della zona che decide di ristrutturare edifici e giardino. Un antico giardino di famiglia da ristrutturare: impresa non semplice concretizzare insieme al sogno del nuovo, il ricordo del passato. Nel giro di una settimana viene preparato un progetto di massima con più soluzioni e relativi computi estimativi. Il cliente, ammirato, sceglie quello che più sente adatto a se stesso e all’antica storia che l’avito complesso racconta.
In quattro mesi nasce un giardino, frutto di un profondo ascolto del suo passato e della natura circostante. I lavori terminano a novembre 2011. L’inverno che segue è dei più rigidi - come non se ne vedeva dal 1956 - le nevicate cadono copiose sul Piemonte come in tutto il nord Italia. Nel corso della prima metà del febbraio 2012 l’aria gelida proveniente dalle regioni siberiane investe tutto il Nord, il termometro sfiora in queste zone i -20 gradi centigradi. Il padrone del giardino è allarmato: gelerà tutto, non sopravvivrà nemmeno un germoglio. Chiama l’architetto Paghera e, senza tanti preamboli afferma che non scucirà un quattrino finché non vedrà i fiori. L’architetto, forte della sua profonda esperienza e conoscenza in materia di natura, non si scompone e acconsente.
Nel frattempo il clima si fa con i giorni più mite, la neve inizia a sciogliersi e arriva quasi inaspettata la primavera. Il giardino all’improvviso si mostra nella sua magia di profumi e colori, sembra davvero che sia passata flora, la famosa dea che “presiede a tutto ciò che fiorisce”, come dicevano gli antichi. E mentre Paghera si gode soddisfatto lo spettacolo primaverile, il suo cliente, senza parole per lo stupore, quasi gli sviene tra le braccia.
Le piante e la natura sono i grandi protagonisti di questo giardino: composizioni verdi e combinazioni di fioriture ne disegnano lo spazio ammorbidendo le linee delle architetture. L’elemento vegetale viene impiegato con estrema libertà, le bordure sono prevalentemente composte da piante erbacee dalle quali spuntano fiori in variegate tonalità cromatiche. Le coltivazioni sono lasciate allo stato naturale, nel rispetto delle esigenze delle piante, che non richiedono mai troppe cure, come dovrebbe essere di ogni giardino. Ma questo giardino è anche altro: richiama il mondo affettivo del ricordo, trasmette emozioni e sentimenti antichi, un senso intimo, domestico. Pare si trovi lì da tempo, come fosse il giardino del nonno, creato parecchi anni prima, quando i due altissimi pini che in silenzio dominano l’ingresso alla villa erano stati appena piantati. Seguendo i vialetti sinuosi di ciottoli bianchi si giunge poco più in alto, all’ingresso principale dell’abitazione, dove si apre uno splendido panorama. La porzione di giardino antistante è un grande prato all’inglese bordato di fiori, per lo più rose. Al centro, una fontana circolare, posata a livello terra, completa discreta la scena. Poco oltre, la vista si apre sulla campagna circostante, catturando l’infinito della linea dell’orizzonte. Questo giardino sembra non aver confini, non è delimitato da alti muri e recinzioni, ma da piccoli ecosistemi di sempreverdi, sfoglianti, fiori, una vegetazione che varia nelle cromie al variare delle stagioni. L’impressione è quella di essere immersi in un paesaggio infinito cui tutto il complesso appare magistralmente integrato, quasi fosse il suo naturale completamento.
Sono in tutto 3000 metri quadrati di giardino “naturale”, frutto di un profondo studio e di un’esperienza maturata in cinque generazioni dove nulla è lasciato al caso, ma ogni fase di progetto è seguita secondo una stretta e precisa programmazione.
di Lucia Impelluso